Cotto e guardato: tutta colpa di Sandokan
S S Rajamouli aka Dove mi addentro nel cinema indiano e non trovo l'uscita.
Finora ho capito che per guardare i film indiani devo gettare il cuore oltre l’ostacolo e abbandonare ogni pretesa di realismo. Fatto questo, la strada è tutta in discesa. Magari mi sbaglio, ma per me funziona e il risultato è che ci sono finita dentro con tutte le scarpe (mi serviva un’altra frase fatta per chiudere l’introduzione).
LO SPIEGONE che magari vi fa comodo
Con la sbandata che mi sono presa per RRR, ho sentito la necessità di recuperare alcuni dei film precedenti di S S Rajamouli, uno dei più famosi registi e sceneggiatori indiani in lingua telugu. Ci troviamo quindi a Tollywood, che si distingue dalla sorella Bollywood di lingua hindi. L’India è enorme e tra gli stati federati di cui è composta cambiano le lingue: le più diffuse hanno industrie cinematografiche proprie. Questo mi fa impazzire e le mie manie di controllo stanno sbavando.
Quello che dovete sapere è che i film di Rajamouli in patria sono girati appunto in telugu e vengono doppiati nelle lingue principali (hindi, tamil, malayam e un’altra che ora non ricordo) per consentirne la massima diffusione: fatto è che oggi è uno dei registi con i maggiori incassi di sempre e i suoi film sono tra i più costosi.
Per coerenza, questa edizione di Cotto e Guardato durerà 2 ore e 47 minuti e sarà inframmezzata con dei balletti.
Vedi che alla fine la radice di tutto sta sempre nell’infanzia, ma com’è ‘sto fatto? Risp è imp.
BAAHUBALI 1 - THE BEGINNING (2015, NETFLIX)
Questo è un (doppio) film che monta sempre di più fino al finale: combattimenti sovrumani dalle coreografie perfette, invenzioni assurde, un’esagerazione dopo l’altra che ti fanno urlare “MADDAIIII” sempre più forte, ma intanto godi. All’inizio sono rimasta parecchio perplessa ma già alla prima battaglia ero così presa da fare gli urletti. Io mi ci vedo in un cinema indiano a fare casino con tutta la sala, perché è l’effetto che ti fanno questi film: devi cedere e lasciarti trasportare. Baahubali funziona per questo: sai già dove va a parare e va benissimo così, perché vuoi solo goderti il tragitto.
Qui siamo di fronte a un glorioso filmone epico diviso in due parti, ma non come siamo abituati noi, tipo Infinity War, che ha il suo finale, per quanto aperto, e poi Endgame che chiude. No, qui la struttura narrativa è matta: prologo di circa un’ora e mezza, flashback di tre ore, epilogo di un’ora. Al centro del flashback finisce il primo film con un cliffhanger di tutto rispetto (e tenete conto che tra l’uscita del primo film al cinema e il secondo sono passati due anni, non si fa così, dai).
Nel prologo conosciamo Shivudu, che neonato viene portato in salvo giù da un’enorme cascata da una misteriosa donna che pur di proteggerlo da chi la insegue, benché ormai esanime, riesce a tenerlo sospeso su una mano con la sola forza del chittemmorto mentre lei affonda nelle acque turbinose del fiume. Cioè, lei è sott’acqua morta e la mano resta fuori a reggere la creatura, non so se mi spiego. Il giovane Shivudu viene allevato dal popolo che vive ai piedi della cascata, ma passa le sue giornate a cercare di risalirla, quella cascata, perché un istinto atavico lo chiama da lassù.
E che ci sarà mai lassù? Finalmente riesce ad arrivare in cima, per il famoso detto che evidentemente vale anche in India: tira più un pelo… Qui scopre che il pelo appartiene a una giovane guerriera che non ha altro scopo nella vita che salvare la propria regina, prigioniera di quelli che inseguivano la tizia della mano di cui sopra: la guerriera tutta d’un pezzo prontamente si scioglie davanti all’esuberante virilità del baldo giovane, che le insegna che con un po’ di trucco è pure carina. A questo punto avrei voluto spegnere e mandarli a cagare, ma per fortuna ho continuato.
Viene fuori che il popolo cui appartiene la guerriera non appena vede Shivudu inizia a esclamare “Baahubali! Baahubali!”, ma no, dice lui confuso, io sono qui per il pelo.
Parte un flashback che ci riporta alla nascita di Baahubali e alla sua storia, ma capiremo in fretta che si tratta di un film nel film, visto che inizia dalla sua nascita fino alla sua morte, che avverrà nella seconda pellicola.
Nel frattempo, con estrema perspicacia, capiremo che Shivudu è il figlio di Baahubali: infatti l’attore, Prabhas, è lo stesso, da cui l’equivoco tra il popolo. Capiremo anche che la donna che ha messo in salvo il pargoletto era la matrigna di Baahubali Senior, nonché regina reggente del Mahishmathi, un regno potentissimo fatto di gigantesche statue d’oro e palazzi sontuosissimi tutti arancioni.
Il film si chiude con un colpo di scena che mi ha lasciata appesa al televisore fino a che non ho trovato il modo di vedere il secondo capitolo, che si intitola…
BAAHUBALI 2 - THE CONCLUSION (2017, YOUTUBE)
Siamo sempre nel flashback e assistiamo alle gesta eroiche di Baahubali Senior, guerriero indomito-generoso-bellissimo, che dopo incredibili battaglie dimostra il proprio valore e ottiene il trono, per poi venire tradito dal fratello rosicone, che per usurpare il potere inganna la matrigna e lo spedisce a vivere tra il popolo con la moglie incinta (di Shivudu, ve lo ricordate dal prologo? È lo stesso attore, non facciamo confusione per favore). Per il popolo ovviamente lui è il vero re, anche perché Baahubali si rivela pure un genio dell’ingegneria inventandosi macchinari per facilitare il lavoro che manco con i Lego.
Ma dura poco, perché il fratello rosicone non è soddisfatto e con un ulteriore tradimento fa uccidere Baahubali Senior proprio nel giorno della nascita del figlio, che rischia di venire giustiziato a sua volta ma che, come già sappiamo, viene salvato dalla matrigna del padre (la nonnigna) che lo porta al fondo della cascata.
A questo punto abbiamo assistito in tutto a cinque ore di film: resta uno spazietto per l’atroce vendetta di Baahubali Junior contro lo zio traditore e rosicone, che gli tiene imprigionata la madre (quella di sangue di cui non conosceva l’esistenza, l’altra è morta, poi ci sarebbe pure quella che lo ha allevato), cioè la vera regina moglie del vero re, donna combattiva e risoluta.
C’è quindi una grandiosa battaglia finale tra i seguaci di Baahubali Junior e lo zio rosicone, con una serie di scene che ci fanno capire che tutto quello a cui abbiamo assistito fino a ora serviva solo come riscaldamento. Le urla in sala sono ormai boati e i popcorn sono sparsi dappertutto.
Indovinate chi vincerà.
Intermezzo:
EEGA (2012, nel Gange)
L’altro film di S S Rajamouli che ho visto è ancora più matto. La trama di per sé è molto semplice: Nani è innamoratissimo di Bindu, che sembra non ricambiarlo. Quando finalmente il loro amore sboccia, ecco che il geloso Sadeep, industriale malavitoso cattivo senza redenzione, uccide Nani per conquistare Bindu. Purtroppo per lui però Nani si reincarna con il solo scopo di vendicarsi. E si reincarna in una mosca.
L’approccio romantico di questo film richiama per forza Ghost, ma dal momento in cui Nani si ritrova a essere una mosca e inizia a perseguitare Sadeep fino a portarlo prima alla follia e poi alla morte, ci ritroviamo con il Kevin di Mamma, ho perso l’aereo contro i due ladri, e con gli stessi risultati esilaranti.
Gli eventi che si susseguono sono pieni di inventiva, a cominciare dalla mosca-Nani che si allena per diventare più forte facendo sollevamento pesi e tapis roulant sul nastro di una musicassetta, per continuare con la mascherina e i guanti uncinati che gli costruisce Bindu (che lo ama ancora senza problemi), fino ai passerotti trasformati da un mago in rapaci per dargli la caccia. La cosa divertente è che la mosca non parla mai, ma noi capiamo tutto grazie alla mimica e alla colonna sonora.
Sudeep, l’attore che interpreta Sudeep (sic!), porta sulle spalle tutto il film: immaginatevi voi a recitare contro una mosca inesistente che verrà creata in post produzione!
Ahahah ma persisti!!! Vabbè dai appena riesco ti seguo a ruota! 😜