Cotto e guardato: ottobre e novembre 2021
Le mini recensioni che fanno stare bene, come la cioccolata calda con 7 piccoli marshmallows (“né più né meno”).
Le mini recensioni che fanno stare bene, come la cioccolata calda con 7 piccoli marshmallows (“né più né meno”).
…e se vi fa schifo la cioccolata calda? Pensate a un’altra bevanda confortevole che vi piace. Mica sono un bar!
Biscottino?
TED LASSO (APPLE TV+) ⚽️
Non capitava da tempo: ho finito una serie e ne sento la mancanza. È un fenomeno che conoscete di sicuro, e sapete che è davvero raro, ancora più raro per serie così brevi (per ora due stagioni da dieci episodi ciascuna, quasi tutti da mezz’ora). Eppure eccomi qua, a pensare di ricominciarla.
Serie di produzione statunitense e di ambientazione londinese, ci racconta di un coach di football americano di livello dilettantistico, Ted Lasso, che viene ingaggiato per allenare una squadra di calcio inglese di Premiere League, l’AFC Richmond. Scelta assurda ma ben motivata, visto che la proprietaria vuole far fallire la società per vendicarsi dell’ex marito fedifrago.
Mi è piaciuta così tanto che scomoderò una delle mie amate liste per cercare di creare proseliti. La chiameremo Lista Evangelista, cugina alla lontana della famosa top model (scusate, non ho resistito).
La scrittura di Ted Lasso è perfetta, i personaggə sono costruitə così bene da non perdere mai coerenza, tanto che impariamo a capirlə da un’espressione minima dello sguardo. Mi gioco un jolly: la serie è prodotta da Bill Lawrence, creatore e sceneggiatore di Scrubs.
I dialoghi sono eccezionali, credibili, arguti, esilaranti, commoventi.
Il cast è in stato di grazia, affiatato e perfetto: noi che guardiamo non possiamo fare altro che goderne i frutti.
Ci sono tantissimi omaggi alla cinematografia americana e inglese, in particolare le commedie: si va da Love, actually a Tutto in una notte ed è una goduria cercare di scoprirli tutti.
A proposito di omaggi: l’episodio Carol Of The Bells della seconda stagione è uno dei più belli e soddisfacenti di tutti i Christmas Specials seriali.
Ci affezioniamo in fretta a ogni personaggə, e - senza fare spoiler - quando uno di loro durante la seconda stagione prende una strada inaspettata, ci ferisce sul serio.
Ho detto “strada inaspettata”, ma no, la strada che questo personaggio intraprende è scritta fin dall’inizio, gli indizi li abbiamo sotto gli occhi solo che non li cogliamo. E per questo fa ancora più male. Scrittura perfetta, ricordate?
Ted Lasso viene presentato come un inguaribile ottimista, è aperto e accogliente, e questa cosa stride, sembra innaturale ai nostri occhi cinici e disincantati. E infatti: arriva un’altra botta. Che meraviglia, però.
He’s here! He’s there! He’s every-fu**cking-where! Roy Kent! Roy Kent!
Queste sono le ragioni principali per cui mi sono unita al nutrito gruppo di persone che vogliono bene a Ted Lasso. Mai me lo sarei aspettata da una serie che parla di calcio, io che come Ted non ho ancora capito cos’è un fuori gioco.
WHAT WE DO IN THE SHADOWS (DISNEY+) ⚰️
I vampiri esistono e vivono tra noi! Uccidono per nutrirsi, volano, si trasformano in pipistrelli, temono la luce del sole, i crocifissi e l’acqua santa e dormono in una bara con la terra del loro Paese di origine. Hanno però qualche problema ad adattarsi ai tempi moderni e sono goffi e inadeguati senza rendersene conto.
WWDITS (per brevità) è una delle mie serie preferite fin dalla prima stagione, perché ha una comicità intelligente, mai scontata, che gioca sul caos e il nonsense, proprio come piace a me.
Questo mockumentary è lo spin off dell’omonimo film del 2014 di Taika Waititi e Jaime Clement (uscito in Italia come Vita da vampiro, lo trovate su Chili) e non ha nulla da invidiare all’originale: vi consiglio di recuperarlo perché è bellissimo e costituisce l’impianto narrativo della serie. Nell’arco delle tre stagioni ci sono delle comparsate dei vampiri originali e se li riconoscete vi divertite di più.
La prima stagione ricalca il film, con due aggiunte preziosissime: la prima è il famiglio Guillermo, umano, che aiuta i vampiri a destreggiarsi con il mondo (per così dire). Il suo desiderio più grande è venire trasformato, ma scopriremo che il suo destino è molto diverso.
La seconda aggiunta vincente è Colin Robinson, vampiro energetico. Tuttə noi conosciamo un Colin Robinson, capace di portarci agli istinti suicidi con i suoi infiniti discorsi sterili. Spesso lo incontriamo alla fermata dell’autobus o in fila al supermercato, ma se siamo particolarmente sfortunati è un collega di lavoro.
Con la seconda e la terza stagione WWDITS non fa che migliorare, arricchita da una trama orizzontale coerente di cui non perde mai il filo e da alcuni plot twist per niente scontati.
Un ultimo consiglio: guardate sia la serie che il film in lingua originale, perché gli accenti e i giochi di parole sono parte integrante della comicità delle scene.
STRAPPARE LUNGO I BORDI (NETFLIX) ✂️
Piccola premessa per stabilire due cose.
La prima: il mondo si divide tra persone che amano Zerocalcare e persone che non lo conoscono.
La seconda: Strappare Lungo i Bordi è una serie talmente bella da essere inattaccabile, e quellə che frignano perché non sopportano il romanesco hanno problemi seri da risolvere in terapia. Guardatelo coi sottotitoli o in inglese che regge lo stesso, a dimostrazione del fatto che quello del romanesco è un non-problema.
Con questo suo esordio seriale Zero sembra portare a compimento un percorso. Richiama una trama già nota e la riscrive con la maturità artistica e tematica che ha raggiunto in dieci anni: se la radice narrativa ricorda il suo esordio editoriale con La profezia dell’armadillo, Strappare lungo i bordi ne è la naturale evoluzione, che riempie lo spazio bianco tra le vignette della carta stampata con i movimenti, i colori, le voci.
E dal momento che la poetica di Zerocalcare è densa e stratificata, l’uso di queste voci diventa funzionale al racconto: Michele doppia tutti i personaggə (tranne l’armadillo) ma alla fine, e solo alla fine, gli altrə personaggə vengono doppiatə e trovano la propria voce, facendosi metafora del momento in cui Zero capisce di non essere il centro del mondo e che non c’è più bisogno di filtrare la realtà attraverso il proprio punto di vista.
Perché nessuno di noi è l’ombelico del mondo, casomai siamo fili d’erba in un prato.
Grazie, Michele, grazie di cuore.
HELLBOUND (NETFLIX) 🛐
Che bombetta, questa!
Hellbound è una mini serie sudcoreana tratta da un webtoon e diretta da Yeon Sanh-ho, il regista del bellissimo Train to Busan.
In un futuro molto prossimo, il 2022, nel mondo le persone ricevono da un “angelo” l’annuncio del giorno e dell’ora della propria morte. Quel giorno, puntualissime, tre enormi creature che sembrano fatte di pece e di fumo nero appaiono al cospetto della persona che ha ricevuto la sentenza per riempirla di mazzate e incenerirla con un’emanazione di luce.
In questo clima di terrore si fa strada una setta religiosa, la Nuova Verità, che vede in queste predizioni la punizione divina contro i peccatori: l’unico modo per evitare il verdetto è non commettere peccato. Parallelamente a loro si muove la Punta di Freccia, gruppo estremista e braccio violento di questo nuovo fanatismo. La Nuova Verità riesce ad affermare la propria supremazia approfittando del caos e dell’incertezza che stanno dilagando.
Ma c’è davvero un Dio in collera dietro questi eventi? E le vittime sono davvero tutte peccatrici?
Hellbound muove una critica feroce non tanto contro le religioni, quanto sui leader che approfittano della propria posizione e dei propri seguaci per dettare una legge costruita dagli uomini e non certo da Dio.
Questi leader - e i loro accoliti - tolgono alle persone il libero arbitrio (concetto ricorrente nella serie), condizionandole e mantenendo il potere non solo attraverso la paura di una morte violenta ma anche azzerando la dignità delle famiglie dei peccatorə, costrette alla gogna pubblica.
La serie è breve (sei episodi) ed è fatta molto bene. Si chiude con un colpo di scena davvero inaspettato e se non la rinnoveranno per la seconda stagione la mia ira scenderà su Netflix sotto forma di imprecazioni e lacrime e post passivo-aggressivi su Facebook. Paura, eh?
ONLY MURDERS IN THE BUILDING (DISNEY+) 🏢
Se cercate qualcosa di caldo e confortevole da guardare, questa serie fa al caso vostro.
La trama in breve: Martin Short, Steve Martin e Selena Gomez sono tre appassionati di true crime che si improvvisano detective. Un inquilino dell’Arconia, il palazzo dove vivono, viene trovato morto, apparentemente per un suicidio. I tre, fino a quel momento estranei, decidono di indagare insieme e di raccontare in un podcast le loro scoperte.
È esattamente quello che mi aspettavo: una dark comedy ambientata a New York che fa ridere e appassiona e che è esteticamente appagante.
I titoli di testa che richiamano la grafica delle copertine del New Yorker non fanno altro che aggiungere un tocco di classe a questo giallo che ricorda Misterioso omicidio a Manhattan di Woody Allen.
La struttura rimane solida per tutti i dieci episodi, che sono quelli di mezz’ora delle comedy. Non mancano i colpi di scena e ci sono alcune trovate molto interessanti e che funzionano egregiamente, come l’ottavo episodio privo di dialoghi.
Ci sarà una seconda stagione e ne sono molto felice!
SHANG-CHI E LA LEGGENDA DEI DIECI ANELLI (DISNEY+) 🐉
Questo è un film di botte alla Jackie Chan, che omaggia il wuxia e si trasforma in un fantasy orientale sotto le spoglie di un film Marvel, ben condito con un drammone famigliare di tutto rispetto e baciato dalla grazia di Tony Leung e Michelle Yeoh (occhi a cuore).
È un racconto di formazione che può essere visto anche al di fuori del suo contesto, ma è anche un’altra origin story in questa fase 4 del MCU che sta costruendo i nuovi Avengers: funziona bene sia nella sua forma autonoma sia nell’universo più ampio in cui è inserito.
L’ho trovato godibile e divertente, magari un po’ prevedibile negli sviluppi, ma non lo considero un difetto. Ecco, avrei evitato qualche flashback-spiegone, accorciandolo un po’, ma questa è solo la mia opinione.
AMERICAN HORROR STORY – DOUBLE FEATURE (DISNEY+) 🧛🏻♂️👽
Avete capito da tempo che guardo AHS nella speranza che ritorni ai fasti delle prime sei stagioni, speranza che è ormai flebile come la mia voglia di uscire dopo le nove di sera. Perché non ho ancora smesso? Aiutatemi voi a capirlo.
Lo schema si ripete come un pattern: idea convincente, primi episodi entusiasmanti e un finale così affrettato che mi viene il dubbio che si siano accorti all’improvviso di avere esaurito il budget.
Questa decima stagione si chiama Double Feature perché è composta da due storie: Red Tide, ambientata sul mare grigio di una cittadina del Maine (non a caso) con al centro il vampirismo combinato con il tema del talento artistico e dei sogni di gloria, e Death Valley, ambientata in quel deserto del Nevada che diventerà l’Area 51, a sua volta divisa in una parte che si svolge nel passato, in bianco e nero, e una parte, a colori, nel presente, fino al punto temporale di incontro.
Le due storie purtroppo non convergono ma rimangono separate. Questo comporta che non abbiamo un finale di merda ma due: ecco spiegato il senso del titolo, Double Feature.
Resta il fatto che AHS è ancora e sempre in grado di parlare degli Stati Uniti attraverso la metafora dell’horror e continua a farlo bene.
Gli spunti narrativi, la messa in scena, la sperimentazione e lo spirito camp continuano ad essere il marchio di fabbrica che ha reso questa serie antologica un cult.
Però, come recitava il claim di Pirelli, la potenza è nulla senza controllo.